Parole a caso
"So che morirò, ma non ci credo"
sabato 17 agosto 2013
orrore
Tu riuscivi a dormire anche quando guardavi film dell’orrore, mentre io riuscivo solo ad abbracciare più forte la coperta immaginando quei mostri spaventosi che si vedono in quei film, e mentre io tremavo tu sorridevi in pace nel tuo sonno leggero, e i tuoi occhi posati su quel viso, chiusi e tranquilli, come due porticine chiuse su tutto quello che la tua vita ti aveva gettato addosso, tutto il male chiuso fuori, sognavi piacevolissimi film dell’orrore.
mercoledì 7 agosto 2013
No Pride
Per me non vi è amore se vi è orgoglio, il mio è un amore che striscia sul terreno come lava che incandescente abbraccia il tuo mondo, e non puoi chiedere a qualcosa che già striscia di mettersi in ginocchio, il mio è un cadere per gravità, dove il punto di attrazione sei tu, il mio centro della Terra, il nucleo di roccia fusa da cui io non posso che dipendere, di cui io faccio parte, che separati non ci concepiamo e non sappiamo più chi siamo.
lunedì 17 giugno 2013
manìe
Certo che alcune manìe ce le ho ancora, quelle sono tessute nella trama di tutti gli esseri umani, anche la persona dall’esistenza più perfetta, sicuramente di nascosto dispone le tazzine nella credenza in un modo tutto suo, che a cambiarlo le girerebbe la testa, e poi anche tutti gli altri, quelli col cervello più spostato, riempiono la propria vita di manìe come riempirebbero un comò di soprammobili, quindi esistono anche quelli come me che odiano tenere le monetine sparse in tasca perchè ne detestano il rumore, ma capita lo stesso, che si asciugano i capelli prima a sinistra e poi a destra, sempre, che si sentono sole nelle case piene, che si sentono piene proprio quando sono sole, che se un sassolino ti entra nella scarpa è perché voleva venire con te e lo devi portare a casa, e che non riescono a portare la borsa a sinistra, e poi tutte queste scemenze si confondono e si pasticciano in un unico colore e la gente poi se ne innamora, è così.
martedì 14 maggio 2013
blu
Qui il cielo non è mai troppo nero, perché le luci della città, quelle che restano sempre accese, non danno tregua al buio, e si sente la pioggia anche se non si vede, gli alberi sembrano più bassi perché troppa acqua li ha gravati, però insomma wow, il mondo è meraviglioso e si riesce a respirarlo anche col naso tappato dal passato, ed è assurdo che spesso tutto questo accada per un paio di occhi blu.
mercoledì 27 marzo 2013
r
C’era una forma e un veleno sotto, sangue rossissimo e occhi nerissimi, poi camminava e aveva un mantello di spine, la pioggia di sguardi si rifletteva e tornava indietro, bruciava gli occhi di chi era senza cuore, di chi era senza passione, di chi aveva fatto diventare l’anima di cemento, di chi aveva spento tutti i rumori, di chi aveva i capelli grigi già a 14 anni, faceva rumore dentro delle scarpe troppo grandi e consumate, come quelle di un prigioniero in un recinto, che corre e scalcia spazzando ogni centimetro di superficie, cercando chissà quale posto lontano dove fumare, ma soprattutto faceva un rumore assordante, un casino micidiale, di strumenti musicali arrabbiati, pieni di ossigeno, pieni di sale, pieni di sesso, note su note sputate dalla gola, dalla pancia, dalla testa, che annebbiano la vista, che fanno venire quasi da vomitare tante sono. E infatti c’era una forma e aveva una storia incredibile, se qualcuno le avesse chiesto di essere raccontata.
domenica 24 marzo 2013
clk
Ok, lo spiego io cosa è successo, è successo che avevo solo bisogno di un po’ d’acqua, un po’ di lacrime, un po’ di saliva, per impastarci la polvere, la polvere che ero, e pensavo sempre che ero stata io da sola a grattarmi via la vernice, a farmi venire la ruggine, ma era il tempo, erano gli specchi vuoti intorno a me, era il gelo di una casa con la caldaia rotta, di un sole rassegnato che dormiva dietro le nuvole, e poi le strade senza marciapiedi, senza nessuno che mi schivasse, a farmi calpestare la punta bianca delle scarpe, e i capelli che si sfibravano, arrivavano alla pelle e mi sbriciolavano la testa, polvere.
Poi ci si accorge che non brucia così tanto stringere la mano a qualcun altro, che alla fine non fa così paura, che con quattro mani la polvere la si può impastare molto meglio, e darle forme nuove, interessanti. Che un abbraccio non è poco quando si sentono cedere tutte le giunture delle ossa, che quando si sta zitti si hanno più cose in comune di quando si chiacchiera del più e del meno, e volevo entrarti nella fronte per lasciarti nella testa un’impronta con la mano che non va più via.
giovedì 14 febbraio 2013
B O X
Sono cose lente come i tramonti estivi, un centimetro alla volta il sole conquista il cielo, e il bello è che nemmeno si capisce quando il sole è ancora sole o è specchiato nel mare, o riflesso sull'asfalto, o sfaccettato in un prato umido.
C’erano dei bambini 50 anni fa, che magari hanno giocato a sotterrare scatole di latta con dentro figurine dei calciatori e giornalini, e adesso se ne sono dimenticati, nessuno più riesumerà quei ricordi, se non una gru che scava per un nuovo parcheggio.
Non lasciarmi lì come una scatola di latta che si corrode, dentro quella scatola c’era la promessa di rivedere la luce, non puoi dimenticartene, non puoi non essere curioso di aprirla, anche solo di portarla a casa per pulirla dalla polvere e tenerla sulla mensola.
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