lunedì 14 febbraio 2011

La stanza rivestita di specchi.

E' un esplosione dentro il petto.
E una mano che taglia l'aria, un socchiudere gli occhi, per non sentire lo sforzo, per sentire l'amore.
Per piangere, piano, come ora.
Le pelle delle scarpette che si tende in un suono buffo, poggia il piede sul pavimento di legno chiaro, quel pavimento fatto di nuvole.
Quel gesto che sempre più si avvicina alla perfezione, quel tormento nel cuore, quella dolce disperazione nel tentare di salire sempre più verso il cielo, di tendere le braccia all'infinito, di staccarsi da questo mondo cattivo e raggiungere la bellezza estrema racchiusa...in un passo.
Vorrei morire, morire ora in quest'aula rivestita di specchi, vorrei morire dentro le mie punte. Vedere il mio corpo così com'è, rimuovere tutto ciò che non serve, non servono abiti, non servono gioielli, non servono addobbi di genere alcuno, persino i miei capelli lunghi sono superflui, un intralcio. Li raccolgo minuziosamente, la mia testa è rotonda, vorrei avere un profilo che apparisse aggraziato, lascio libero il mio collo, libero di piegarsi all'indietro, pulito, preciso. Gli specchi non appaiono più spietati, sono amici cari, compagni.
Sei tu, ridotta ai minimi termini, sei essenziale, ora devi solo guardare.
I tendini, i legamenti, i muscoli che si muovono sopra le ossa, morbidi, con armonia, la schiena che si piega in curve perfette, l'interpretazione espressa dalle dita di una mano che compiono un respiro, lo scatto della tua testa, il salto verso il cielo!
Bella, bella, bella! Fa piangere da quanto è bella! La semplicità dell'impossibile, la tecnica che si evolve, diventa spirito, tutto ciò che sei, è questo, questo il modo! Di dire al mondo chi sei, di dire a te stessa chi sei!
Voglio morire, morire danzando, e danzerò in cielo, con gli angeli e la luce e se andrò all'inferno poco importa, danzerò anche all'inferno.
Sento il mio cuore che non è lontano da me, non è freddo è ghiacciato, si è fuso con me, io sono il mio cuore, e mi viene da sorridere nelle mie stesse lacrime, perchè mi sento una luce, una luce dentro la musica.
Male, che male ai piedi! Adorerai quel dolore maledetto, sarà la tua droga! Avrai bisogno di sentire il dolore salirti spietato su per le gambe e dentro la pancia, lo inghiottirai dietro un sorriso, mentre vedrai il tuo collo, le tue spalle brillare di sudore, senza perdere quella compostezza sottile, quella grazia docile, quel timore sempre nascosto di non riuscire. Lo sentirai insinuarsi nella tua anima e farla diventare dura e lucente come un diamante. Ti servirà nella vita.
Ma tanto che importa, io morirò, in quella stanza rivestita di specchi.

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