venerdì 18 marzo 2011

Ho una tazza come psicologo

Prendere una tazza, di quelle di ceramica spessa e colorata.
Far scaldare dell'acqua e poi mettercela dentro.
Osservare il filo di vapore che si libera nell'aria, sollevare la scodella con entrambe le mani, sentirne il calore.
Credo che pochi ci possano capire come può una tazza di tè. E' come un'amica, una mamma.
Il filtro chiuso in una bustina colorata, scelto tra una serie di colori diversi, a seconda della preferenza.
Il rumore che fa la carta quando si strappa, il filo che si srotola.
Ho sempre adorato il profumo del tè. Mi piace intenso. Di quelli che portano lontano.
Penso al calore che passa attraverso le mie mani, che mi sale su fino in cima, che scioglie qualsiasi cosa ci sia di ghiacciato, da qualche parte, a far male.
Nella penombra di un tardo pomeriggio, non accendo luci per non disturbare me stessa, per assecondare un pochino la mia stanchezza. Forse per nascondermi da ciò che mi tormenta, forse semplicemente perchè dormendo poco mi bruciano gli occhi.
Il filtro immerso nell'acqua subito si inzuppa, si affloscia e va a fondo, tutto si tinge di un rosso sbiadito. E' un colore così di compagnia, così buono, così...comprensivo. E' il colore della tua casa, il colore di un libro, il colore di un LP nel giradischi.
Penso ancora, penso che mi piacerebbe viaggiare per vederne anche altri di quei colori come quello del tè, di quei rossi accesi, arancioni scuri, colori della sabbia e delle spezie, colori che fanno caldo, quelli del sole nel cielo talmente limpido da sembrare dipinto. Cambiare un po' quest'aria ormai stagna e viziata, cambiare un po' quest'aria impregnata di noia, grigia, al contrario del tè, che ora è sempre più scuro, sembra quasi nero.
Cadono due o tre gocce ancora, fanno increspare la superficie del liquido nella mia tazza grande.
Zucchero, quello alla cannella, regalatomi da una persona che lo ha comprato in un posto lontano, non ne troverò di uguale quaggiù. Lo uso con parsimonia, perchè mi piace tantissimo. Granelli grossi, dorati, che tintinnano sul cucchiaino. Sprofondano e scompaiono in quel nero, si sciolgono veloci, mentre li faccio vorticare col cucchiaino.
Esce ancora vapore, ci avvicino il viso, sa di buonissimo. Al primo sorso mi piace scottarmi, è quasi di rito, non imparerò mai. Lo sorseggio tranquilla, mentre un po' mi guardo le mani, un po' guardo fuori dalla finestra, mentre il sole sta tramontando e già la sera ha fretta di scendere.
Il rosso del tramonto, il rosso del tè, il nero della sera, il nero del tè.
Sto meglio. Quella tazza è il mio psicologo personale. Solo lei sa dedicarmi quel momento della giornata così intimo, così familiare. Quel calore speciale, che spesso non trovo altrove.