mercoledì 30 maggio 2012

domenica 27 maggio 2012

Classico

In tutto questo caos, è tutto ciò che mi resta di un mondo andato via.
Lo chiamano classico, no, è eterno, non classico.
Dovrebbero cambiare.
Danza classica. Musica classica. Libri classici.
Danza eterna. Musica eterna. Libri eterni.
Che va oltre il tempo, lo spazio, le tradizioni. Ti attraversa come un fiume che esiste da sempre, non sei che una delle anime che gli ha permesso di farsi trapassare. Distruggendosi di bellezza, avendo la possibilità di toccare una conoscenza e scoprire un amore che fa malissimo. 


In questa danza non v’è malizia.
Solo amore puro, senza secondi fini.
Quell’amore che così è definito per facilità, perché forse con altra parola non si potrebbe definire.
Ma è solo quella sensazione, quel motivo per cui ancora si piange ascoltando un’aria di musica classica.
Perché?
Che effetto è? Di che magia si tratta?
Penso sia proprio lì quella cosa che chiamiamo amore. Qualcosa che non si tocca ma esiste, esiste così forte che fa piangere. E non si sa perché.

Per te, ho così tante parole, che nessuna avrebbe senso. 



lunedì 21 maggio 2012

21;


L'essenza delle cose rende folle chi la raggiunge.
Lo fa morire.



Amare così tanto, da sentire la necessità di morirne.


domenica 20 maggio 2012

Fluc


Ci si può innamorare di un istante? Di una circostanza?
Si può amare una frazione di spazio e di tempo, così come se si trattasse di una persona in carne ed ossa?
Amare le vibrazioni, gli spostamenti d’aria e di suono? Amare i contorni delle cose in quel momento, l’inclinazione dei raggi di luce? Quella perfezione nata, forse casualmente, da tutto l’intreccio di questi elementi, un unico nodo nell’universo, effimero in sé, quanto resistente nella memoria.
Si può? Vuoi stare con me per sempre?
Un polpaccio e un piede, pelle olivastra, sollevati dal pavimento di legno chiaro, vola, proietta la tua ombra dove il sole sta illuminando, facendo turbinare il pulviscolo, la tua polvere di stella. Musica, allegra, profonda, scavami dentro, è estasi. Ha impresso un impronta e quando si è mosso, la sua forma era ancora lì, nitida e devastante. Oh cuore, reagisci più piano, non scoppiare così, o il mio respiro non potrà diventare più corto!
Posso sentirmi a casa senza conoscerti, posso amare il tuo esplorarmi, le tue mani, e il tuo profumo danza intorno a te quando corri, si infila nel mio cuore, si vede che ancora non sei arrivato, che ancora non sei qui. Danzi altrove, in mezzo ad una tempesta in mare, paura, forza, trovami, ti sto osservando.
Sei tu, occhi, esplosione atomica, qualcosa che si stava aspettando, con la certezza che sarebbe arrivato. Ed eccolo, è straordinario quanto sconosciuto.
E’ l’istante sacro in cui le anime si saldano.
Viene persino prima che la liscia pelle delle tue mani domini su quella delle mie, prima che il tuo corpo viaggiatore faccia da guida al mio, prima che due toraci si allineino diventando paralleli uno all’altro, nella posa più perfetta che si possa percepire, inclinati ovunque tu voglia e io ti seguirò inevitabilmente, perché voliamo insieme, come due binari. Scappo e ritorni, perché nel vuoto, nella solitudine, due corpi soli non possono fare altro che cercarsi. Se poi la magia è già avvenuta, e gli spiriti sono in continuo contatto, con una parte fusa insieme, come due gocce la cui superficie si sfiora, fluc, uno nell’altro, è legge fisica.
Si può amare tutte queste parole nell’insieme, come fossero persona? Posso?
Allora, ti amo.
Che a perderti potrei morire.