martedì 27 dicembre 2011

Biografia di una stupida candela

Salve a tutti, io sono una candela.
E come ogni candela, conduco una stupida vita da candela.
Sono una di quelle candele obese, che nemmeno entrano in uno di quegli aderentissimi candelabri dorati o di vetro, di quelli d’argento che le domestiche ci passano le ore a strofinarli col bicarbonato.
Sono una cavolo di candela cilindrica con un diametro abnorme, e il lusso più galattico che mi sia mai capitato è stato di venire appoggiata su un centrino della nonna o essere messa dentro un contenitore che mi sembrava la boccia di un pesce.
[Inciso! Parlando di bocce per pesci, vorrei fare presente che la mia, ad oggi, è vuota, perchè il pesciolino è stato liberato nella bialera, così che potesse nuotare fino al mare, e invece che morire a causa dell’acqua salata, sarà sicuramente arrivato alla città perduta di Atlantide (che a questo punto non sarà più “perduta”) per diventare un sex simbol tra le sirenette e le cavallucce marine. Alla faccia di chi insinua che sia uscito sotto forma di sushi da qualche sistema di irrigazione dei campi di Devesi. Fine dell’inciso!]
Torniamo a me, la candela, dato che gli oggetti inanimati sono sempre messi in secondo piano rispetto a quelli animati.
Dicevo, non sono mai stata degnata di un gran piedistallo, e come se non bastasse ho un enorme complesso di inferiorità, frutto di tutta una serie di crisi d’identità. Sono stata costruita di banalissima cera bianca, così: “Oh, il bianco è così fresco, starà benissimo sulla tavola per Ferragosto!” ma anche: “Oh, il bianco rievoca la candida neve, sarà perfetto per il centrotavola del cenone di Natale!”.
Il mio è un colore ambiguo. E come ogni cosa ambigua mi fa sembrare stupida ed inutile.
Ora non ridete se vi dico che sono ancora vergine, ma sinceramente, tutte le altre candele che si vantano in giro delle loro esperienze con accendini, fiammiferi e qualche accendigas mi danno l’idea di tante sgualdrine, senza contare che tutte quelle gocce lungo il corpo e tutte quelle orrende deformazioni causate dal calore sono inguardabili. Se c’è una cosa di me di cui vado fiera è solo la mia verginità, è l’unica cosa che ho. Anche perchè, udite, udite, il mio non è nemmeno un profumo, è uno di quegli odoracci che ti si appiccicano addosso in fabbrica (perchè da una fabbrica provengo), che ricordano il detersivo per lavatrice. Non come quelle signorone artigianali, di quelle che sono tutto un rococò al profumo di vaniglia importata dal Madagascar tostata nel tostapane piemontese di Gianduia, dove poco prima erano state tostate le fette di pane cassetta Mulino bianco ai 13 cereali, così che il risultato sia un aroma di the Twinings con retrogusto corposo e agrumato alle bacche di bosco incantato.
Quelle là escono già vecchie dai negozi, tempo che arrivi il collezionista di turno ad apprezzarne il pregiato puzzo, piuttosto che la donna milionaria in crisi di mezza età, che dopo aver provato tutti gli psicanalisti della sua città si dà alla aroma terapia e alla meditazione.
Per non parlare di tutti quei merletti e trasparenze, sbrilluccichini e foglie secche incastrate nella cera. Zitelle, suore, ecco. Tutto fumo e niente arrosto...anzi, tutto stoppino e niente fumo.
Non è proprio il mio mondo, tsk tsk.
Io sono più una tipa acqua e sapone, e non potrebbe essere altrimenti.
Insomma, non conosco nemmeno la ditta che mi ha prodotta, perchè sono troppo cilindrica per sbirciare l’etichetta che ho attaccata sul sedere da tutta la vita, non so da dove vengo, dove sto andando...e in verità, non so nemmeno a cosa servo.
So solo che prima o poi, tra giorni, ore o secoli, qualcuno deciderà di accendermi, e allora sarò una candela di quelle che hanno un sacco di cose da raccontare, tipo le Citronelle, quelle sì che sono tipe di carattere. La morte non mi spaventa, morirò bruciando, a quanto pare. Diventerò sempre più piccola e deforme, la mia insulsa cera si spargerà ovunque, che fine indegna.
Ma siamo sincere, esiste una morte dignitosa per una come me? In quale modo un cilindro di cera può morire nella speranza di venire ricordata con onore? Mi avessero almeno messa in un cimitero, accanto a qualche lapide, a fare da cero, sarei stata l’ultimo barlume di vita in mezzo a tutti quei morti, ma no! Devo starmene su questo ripiano a far da campo nomadi agli acari!
Ma in fondo, cosa volete, ognuno nasce nel suo ruolo per un motivo.
E secondo la confezione dentro cui mi hanno venduta, io ero l’articolo più carino e allo stesso tempo più indispensabile dell’universo.
Non so neanche per quale motivo io sia stata qui a farmi fare la biografia, sono solo una candela del cavolo, tu, con quel computer, vedi di levarti di torno, che ti ho già dedicato troppo del mio preziosissimo tempo inutilizzato.

- Fin -

NOTA per il LETTORE:
La soprascritta biografia non ha nessun senso. E’ il puro ed assoluto concetto di “fine a se stesso”, per antonomasia. Ma a differenza della matematica liceale, la cui infondata finalità decreta anche la sua inutilità, la stupida biografia della candela è carina solo per il fatto che se la mettessimo davanti ad uno di quegli intellettuali da quattro soldi da talk show, spacciandola per uno scritto di Fabio Volo, assumerebbe tutte le sfaccettature etiche, sociali, politiche, scolastiche, filosofiche, antropologiche, materialiste, edoniste, stilnoviste e teologiche del mondo.
Quindi, la candela sarà felice di sapere (e lo riferirò io stessa) che la sua esistenza ha un senso e che se fosse un presidente della Repubblica, la sua biografia venderebbe un sacco.