domenica 24 marzo 2013

clk


Ok, lo spiego io cosa è successo, è successo che avevo solo bisogno di un po’ d’acqua, un po’ di lacrime, un po’ di saliva, per impastarci la polvere, la polvere che ero, e pensavo sempre che ero stata io da sola a grattarmi via la vernice, a farmi venire la ruggine, ma era il tempo, erano gli specchi vuoti intorno a me, era il gelo di una casa con la caldaia rotta, di un sole rassegnato che dormiva dietro le nuvole, e poi le strade senza marciapiedi, senza nessuno che mi schivasse, a farmi calpestare la punta bianca delle scarpe, e i capelli che si sfibravano, arrivavano alla pelle e mi sbriciolavano la testa, polvere.
Poi ci si accorge che non brucia così tanto stringere la mano a qualcun altro, che alla fine non fa così paura, che con quattro mani la polvere la si può impastare molto meglio, e darle forme nuove, interessanti. Che un abbraccio non è poco quando si sentono cedere tutte le giunture delle ossa, che quando si sta zitti si hanno più cose in comune di quando si chiacchiera del più e del meno, e volevo entrarti nella fronte per lasciarti nella testa un’impronta con la mano che non va più via.

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