mercoledì 27 marzo 2013

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C’era una forma e un veleno sotto, sangue rossissimo e occhi nerissimi, poi camminava e aveva un mantello di spine, la pioggia di sguardi si rifletteva e tornava indietro, bruciava gli occhi di chi era senza cuore, di chi era senza passione, di chi aveva fatto diventare l’anima di cemento, di chi aveva spento tutti i rumori, di chi aveva i capelli grigi già a 14 anni, faceva rumore dentro delle scarpe troppo grandi e consumate, come quelle di un prigioniero in un recinto, che corre e scalcia spazzando ogni centimetro di superficie, cercando chissà quale posto lontano dove fumare, ma soprattutto faceva un rumore assordante, un casino micidiale, di strumenti musicali arrabbiati, pieni di ossigeno, pieni di sale, pieni di sesso, note su note sputate dalla gola, dalla pancia, dalla testa, che annebbiano la vista, che fanno venire quasi da vomitare tante sono. E infatti c’era una forma e aveva una storia incredibile, se qualcuno le avesse chiesto di essere raccontata. 

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